L'Eurovision Song Contest, con l'ineludibile e inconfondibile Preludio del Te Deum di Marc-Antoine Charpentier a farne da sigla, è una straordinaria impresa di cooperazione internazionale. È una cartina di tornasole per capire lo stato della politica e della cultura dei Paesi che vi partecipano. Ed è un miscuglio di generi musicali che non conosce etichette. Una cosa è certa: l'Eurovision Song Contest è sempre di più - e molto di più - di una semplice competizione musicale.

Attraverso il suo impatto sulle tendenze musicali, il cambiamento della base dei fan e il posto che occupa nella nostra cultura, cerchiamo di capire ciò che l'Eurovision è stato, è e deve ancora diventare.

Il rapporto dell'Eurovision con le tendenze musicali 

L'Eurovision è da sempre una bella contraddizione. È allo stesso tempo il riflesso un po' smielato degli stili musicali del passato ma anche un sorprendente barometro delle tendenze future della musica pop.

La visione può risultare stranamente anacronistica di fronte a brani in stile trance come “Strobe Lights”, proposta dal Belgio per l'edizione del 2025. Allo stesso tempo è possibile scorgervi la rinascita dell'electropop della fine degli anni '70, inizi '80 nella cultura musicale odierna.

Anche la famosa battuta di Terry Wogan (conduttore televisivo britannico di numerose edizioni del concorso), “più è brutto, più è divertente”, cattura brillantemente il nostro istinto umano di trovare stranamente avvincenti le scene più kitsch e disastrose. A tutti noi piace lo schadenfreude, quel sottile e un po' meschino piacere di vedere le sfortune altrui sul palcoscenico internazionale, quando un'esibizione manca dolorosamente il bersaglio di ciò che è considerato “cool”, così come amiamo anche vedere un'esibizione spettacolare che centra perfettamente il bersaglio.

Ma se da un lato ci sono pasticci pronti a diventare meme virali, dall'altro ci sono anche canzoni prodotte in modo brillante. Chi può negare l'orecchiabilità di “Ooh Aah” di Gina G del '97, o la trascinante esibizione di Angelina Mango del 2024 che sono assolutamente in linea con la popolarità dell'euro-pop delle rispettive epoche, mentre “Three Minutes to Earth” di The Shin and Mariko, brano jazz fusion del 2014 portato dalla Georgia, pur essendo molto ben realizzato, non lo era affatto.

All'Eurovision Song Contest ogni anno si presenta ogni genere musicale, che sia considerato trend o meno. L'Eurovision rifiuta di adattarsi a qualsiasi etichetta e questo è forse il segreto del suo fascino così duraturo.

La capacità di prevedere the next big thing

L'Eurovision può anche essere un trampolino di lancio per future star o frenare sul nascere una carriera in erba.

La vittoria degli ABBA nel 1974 con “Waterloo” catapultò la band locale alla ribalta internazionale. Il grande successo post-competizione colpì anche artisti come Katrina and the Waves dopo la loro apparizione del 1997 e Lordi dopo il 2006. Ancor più recentemente i Måneskin hanno definitivamente varcato la soglia della notorietà internazionale dopo la loro trionfale vittoria all'Eurovision Song Contest nel 2021, con la canzone "Zitti e buoni".

All'estremo opposto si trova il duo pop Jemini, che si classificò ultimo con “nil pois” (zero punti) con il brano “Cry Baby” nel 2003. In seguito furono defenestrati dalla loro etichetta discografica e scomparvero dalla scena pubblica.

Tuttavia l'Eurovision è volubile nei suoi effetti anche per i veri talenti. Un insuccesso clamoroso ma poco noto si verificò per Elton John e Bernie Taupin prima che diventassero famosi. La loro canzone “I can't go on living without you” arrivò ultima nella selezione finale britannica del 1969.

Ma l'Eurovision riesce ad essere un segnale per individuare la prossima grande novità? A volte ci va vicino. La famosa canzone italiana “Nel blu depinto di blu” (più comunemente conosciuta come “Volare”), si classificò terza all'Eurovision nel 1958 e vinse sia come la canzone dell'anno che il disco dell'anno ai Grammy l'anno successivo.

Ma questo porta anche a chiederci se la macchina dell'Eurovision sia un successo: Eurovision rappresenta di per sé una motore da hit? Internet e i social media hanno favorito una maggiore conoscenza e un più facile accesso alla musica dell'Eurovision, aumentando così la sua portata globale e popolarità. I numeri non lasciano dubbi sull'impatto che una canzone dell'Eurovision può avere sulle tendenze d'ascolto successive.

Secondo il sito ufficiale di Eurovision:

  • 9 brani del 2024 si sono classificati nella Top 100 di ESNS Radar Radio Airplay (European Chart & Festivals Insight).
  • 35 canzoni del concorso dell'anno scorso sono entrate nella Apple Music's Daily Top 100 in 57 paesi.
  • la playlist ufficiale di Eurovision su Spotify è stata la più ascoltata a livello globale dopo la serata finale del 2024.

In Italia, l'Eurovision Song Contest è spesso visto come il culmine della carriera di un artista dopo aver vinto il Festival di Sanremo. Tuttavia, non tutti i vincitori di Sanremo sono stati entusiasti di partecipare all'Eurovision. 

Negli anni passati, alcuni artisti hanno rinunciato alla competizione come i Pooh che, dopo aver vinto a Sanremo con "Uomini soli", consentirono a Toto Cutugno di rappresentare l'Italia con "Insieme: 1992" e vincere l'Eurovision nel 1990.
Più recentemente, Olly, vincitore di Sanremo 2025, ha annunciato di voler rinunciare all'Eurovision 2025, suscitando un certo clamore. Al suo posto andrà Lucio Corsi, arrivato secondo a Sanremo. 
Questi esempi dimostrano che la decisione di partecipare all'Eurovision non è sempre scontata per i vincitori di Sanremo e che alcuni artisti possono preferire non affrontare subito la sfida internazionale

L'impatto culturale di Eurovision

L'obiettivo originario del concorso era quello di testare la possibilità di fare trasmissioni televisive broadcast dal vivo in più nazioni, ma da allora l'Eurovision è diventato qualcosa di molto più significativo dal punto di vista culturale.

Un posto in questa comunità Europea significa che una nazione è inclusiva, tollerante e solidale dal punto di vista culturale con gli altri paesi membri e molti hanno usato questo fatto come piattaforma per promuovere questo genere di messaggi. 

L'Eurovision è stato particolarmente efficace nel rappresentare le identità, le problematiche e la liberazione sessuale della comunità LGBTQ+.

Conchita Wurst è forse l'esempio più significativo di questo fatto. Il suo personaggio di drag queen, con tanto di barba e abito scintillante a coda di pesce, è stato un simbolo della libertà di espressione e di accettazione.

La rappresentanza della comunità LGBTQ+ è stata sempre molto ampia all'Eurovision, come nel caso dell'artista trans risultata vincente nel 1998, Dana International, proveniente da Israele, e dell'artista svizzero non binario e vincitore del 2024, Nemo.

E chi può dimenticare la performance, forse non troppo sofisticata, di Scooch con il brano del 2007, "Flying the Flag (for you)", che giocava sul tema delle compagnie aeree con il verso “Would you like something to suck on for landing, sir?” - allusione gay pronunciata con grande enfasi teatrale dal cantante David Ducasse.

L'esibizione dell'identità di genere all'Eurovision stimola l'ammirazione del pubblico e, sebbene le opinioni non siano sempre condivise tra i Paesi partecipanti, la natura controversa del concorso può di per sé suscitare fascino.

La politica all'Eurovision Song Contest

Sebbene il regolamento del concorso vieti i messaggi politici nei testi, questo non è mai stato d'ostacolo per presentare una buona canzone di protesta. Qualche esempio:

  • Nel 1976, Mariza Koch cantò dell'invasione di Cipro da parte della Turchia due anni prima.
  • Nel 1982, la canzone della Germania di Nicole, “Ein bißchen Frieden”, celebrava la pace dopo la crisi missilistica della NATO durante la Guerra Fredda.
  • Nel 1990, Toto Cotugno cantò di un'Europa unita nella sua canzone “Insieme”, dopo la caduta del Muro di Berlino.

La politica è sempre presente anche nelle dimostrazioni di voto, dove gli elettori colgono l'occasione per esprimere il loro disgusto per qualsiasi mossa geopolitica aggressiva da parte degli Stati membri. Nel 2022, ad esempio, l'Europa mostrò la sua disapprovazione per l'aggressione russa, assegnando la vittoria all'Orchestra Kalush dell'Ucraina.

Dove si va a parare?

L'Eurovision ha visto un'espansione notevole solo negli ultimi anni, grazie ai social media. L'anno scorso il concorso ha registrato il record di 163 milioni di spettatori.
Anche un'intera nuova generazione si sta innamorando dell'Eurovision. È senza dubbio il lavoro di TikTok e della sua fascia demografica prevalentemente giovanile che ha fatto sì che la base di spettatori sia ora pari al 58% di giovani tra i 15 e i 24 anni. Ma non è solo TikTok. Il coinvolgimento multipiattaforma con i contenuti dell'Eurovision su YouTube, Reddit, Facebook e Instagram ha fatto aumentare i dati di ascolto.

Cosa ascolteremo negli anni futuri è difficile dirlo in termini di messaggio artistico possiamo forse guardare al palcoscenico culturale e politico, ma dove ci porterà la musica è davvero un'incognita. Apprezziamo la musica anche per la sua capacità di sorprenderci e disorientarci. Non ci resta che continuare ad ascoltare per scoprire dove ci porterà.

Never miss a beat

Guarda l'Eurovision 2025 dal 13 al 17 maggio, trasmesso da Basilea, in Svizzera, per vedere tutti gli artisti ed esprimere il tuo voto. Per entrare nell'atmosfera dell'Eurovision, dai un'occhiata alla vasta gamma di artisti e brani tipicamente europei disponibili nel catalogo di Universal Production Music e alle playlist tematiche dedicata EDM/Electronic/Dance, Electropop, e Dance Vocals.

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